La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri
Abbiamo discusso a lungo a livello teorico sul concetto di felicità partendo dalla definizione di "wikipedia" che abbiamo riportato qui sopra.
Dopo lunga riflessione ci siamo resi conto che ognuno di noi ha la sua idea di felicità e di che cosa sia per lui.
Ad esempio felicità è: per un componente del gruppo il raggiungere l'equilibrio tra benessere fisico e mentale, per un altro componente è l'armonia fra quello che desideriamo e la realtà,
per un altro componente è raggiungere l'equilibrio interiore.
Riportiamo anche alcune definizioni di antichi che ci sono particolarmente piaciute:
Socrate: la felicità non ha niente a che vedere con il possesso di beni materiali. Felice è chi conta sulle sue forze e tutela la sua autonomia. Aristotele: felicità è rendersi perfettamente attivi, sviluppando le proprie capacità sotto la guida della parte razionale dell'anima.
Epicuro: essere felici è respingere il dolore, vivere con pienezza il piacere della vita, senza sforzarsi di incrementare artificiosamente la gioia che la natura, i sensi e la coscienza offrono in modo spontaneo.
Infine vi raccontiamo una storiella che ci ha particolarmente colpiti:
Un saggio sufi, che conduceva una vita semplice e meditativa, ricevette la visita di un gruppo di pellegrini. «Vogliamo risolvere i nostri problemi esistenziali ed essere felici!», dissero.
Ma erano talmente litigiosi e indisciplinati che ognuno voleva parlare per primo. «Il mio problema è più importante del tuo!» incalzò uno. «Macché, il carico di infelicità che mi porto sulle spalle è maggiore del tuo!», sbottò un altro. E così via finché non ne nacquero alterchi e una gran confusione. «Ora basta! Silenzio!» urlò il saggio. «Sedetevi in cerchio e aspettate il mio ritorno». Intimoriti, fecero come era stato ordinato. Dopo poco, il saggio tornò e distribuì a ciascuno carta e penna. In mezzo al cerchio sistemò una piccola cesta di bambù. «Ora scrivete sul foglio di carta il problema più importante che vi assilla. Poi, piegate il foglietto, e mettetelo nella cesta!». Quando l’ultimo foglietto si trovò nella cesta, il saggio iniziò a mescolarli e, con tranquillità, disse: «Ora passatevi la cesta. Ciascuno scelga a caso un foglietto. Letto il problema, se lo ritiene meno assillante di quello attuale, lo faccia proprio. Altrimenti torni al proprio fardello d’infelicità e rimetta il foglietto nella cesta». Ciascuno, leggendo i problemi degli altri, rimase terrorizzato. «È meglio tenersi il proprio problema, almeno le sofferenze mi sono familiari», pensò ognuno. Così, ben presto, giunsero alla conclusione che il loro peggior problema non era poi così insopportabile quanto il problema di un’altra persona. Perché addossarsi nuove tristezze? «E pensare che avevamo creduto che tutti gli altri fossero più felici e solo noi non lo fossimo», disse il gruppo. In pochi istanti, tutti rimisero il foglietto nella cesta. E furono talmente felici di riprendersi la propria infelicità, che a ognuno gli si stampò un sorriso sulle labbra. Così, colmi di gratitudine, ringraziarono il saggio sufi e si congedarono.
Ma erano talmente litigiosi e indisciplinati che ognuno voleva parlare per primo. «Il mio problema è più importante del tuo!» incalzò uno. «Macché, il carico di infelicità che mi porto sulle spalle è maggiore del tuo!», sbottò un altro. E così via finché non ne nacquero alterchi e una gran confusione. «Ora basta! Silenzio!» urlò il saggio. «Sedetevi in cerchio e aspettate il mio ritorno». Intimoriti, fecero come era stato ordinato. Dopo poco, il saggio tornò e distribuì a ciascuno carta e penna. In mezzo al cerchio sistemò una piccola cesta di bambù. «Ora scrivete sul foglio di carta il problema più importante che vi assilla. Poi, piegate il foglietto, e mettetelo nella cesta!». Quando l’ultimo foglietto si trovò nella cesta, il saggio iniziò a mescolarli e, con tranquillità, disse: «Ora passatevi la cesta. Ciascuno scelga a caso un foglietto. Letto il problema, se lo ritiene meno assillante di quello attuale, lo faccia proprio. Altrimenti torni al proprio fardello d’infelicità e rimetta il foglietto nella cesta». Ciascuno, leggendo i problemi degli altri, rimase terrorizzato. «È meglio tenersi il proprio problema, almeno le sofferenze mi sono familiari», pensò ognuno. Così, ben presto, giunsero alla conclusione che il loro peggior problema non era poi così insopportabile quanto il problema di un’altra persona. Perché addossarsi nuove tristezze? «E pensare che avevamo creduto che tutti gli altri fossero più felici e solo noi non lo fossimo», disse il gruppo. In pochi istanti, tutti rimisero il foglietto nella cesta. E furono talmente felici di riprendersi la propria infelicità, che a ognuno gli si stampò un sorriso sulle labbra. Così, colmi di gratitudine, ringraziarono il saggio sufi e si congedarono.
Nessun commento:
Posta un commento